James Bond (Sean Connery) deve sventare il diabolico piano terroristico della organizzazione criminale SPECTRE, che minaccia le potenze occidentali dopo essersi impossessata di due missili nucleari sottratti da una base NATO. 

All'alba dei 53 anni, Sean Connery torna con (auto)ironia nei panni del “suo” 007 in un riuscito remake di Agente 007 – Thunderball: operazione tuono (1965), da lui stesso interpretato. Essendo un episodio apocrifo, il film non può presentare i consueti topoi della serie ufficiale (la sequenza gunbarrel, il tema musicale) di proprietà della Eon Production di Albert Broccoli ma, per una complicata questione di diritti, può basarsi sul soggetto originale di Ian Fleming. Sulla base di una formula vincente, le pellicola ricalca però con classe ed eleganza gli abituali stilemi della saga, senza proporsi come una copia scolorita. Merito di una confezione impeccabile (fotografia di Douglas Slocombe, musiche di Michel Legrand) e di un cast di prim'ordine, tra cui spiccano la bellissima Kim Basinger, il luciferino Klaus Maria Brandauer (nel ruolo che fu di Adolfo Celi) e Barbara Carrera, che interpreta la memorabile femme fatale Fatima Blush. Raffinate location (Bahamas, Costa Azzurra, Inghilterra) e gustosi congegni del reparto Q. Pur senza vantare picchi di rilievo, Mai dire mai rimane una solida spy-story dal gusto vagamente retrò, ancora oggi godibile. Il panfilo che si vede nel film è il mitico Nabila (86 metri di lunghezza) del magnate petrolifero Adnan Khashoggi, che accettò di noleggiare per dieci giorni il suo yacht. Il titolo allude con ironia alle parole di Connery che, dopo Agente 007 – Una cascata di diamanti(1971), aveva giurato di non recitare mai più in un film di James Bond.