Nel villaggio di Milagro, in New Mexico, l'agricoltore Joe Mondragon (Chick Vennera) decide di irrigare il suo campo di fagioli, nonostante tutta l'acqua sia diventata di proprietà di un cantiere per la costruzione di un grande resort di lusso con campi da golf. Gli speculatori cercano di fermarlo, mentre tutto il paese lo sostiene. Ben otto anni dopo il trionfale esordio di Gente comune (1980), Robert Redford torna dietro la macchina da presa con un film a metà tra la favola terzomondista e il dramma revisionista fuori tempo massimo. Nel paese di Milagro (“miracolo”, in spagnolo), tutti sono poveri e ispanici e, con l'aiuto di alcuni attivisti, ritrovano compattezza e voglia di lottare per la loro terra contro i soprusi di un'azienda che vuole fare della loro arida e bellissima valle un paradiso per miliardari. Non manca neppure un pizzico di soprannaturale, con un “angelo” (il fantasma del padre del protagonista) vestito come in un film sulla rivoluzione di Villa e Zapata. La pellicola, pur lodevole negli intenti e godibile in molti momenti, resta irrisolta nella sua doppia natura di fantasticheria e pamphlet. Tra i limiti, anche un'eccessiva prolissità. Da un romanzo di John Nichols, anche sceneggiatore; colonna sonora di Dave Grusin, premiata con l'Oscar. Il film fu presentato a Cannes fuori concorso: prima volta per Redford sulla Croisette come regista.