17° secolo. Due gentiluomini si stanno dirigendo a Varsavia e decidono di fare tappa in un monastero. Uno dei monaci racconterà loro la storia del conte Starschensky (Tore Svennberg) e di come è nato l'edificio in cui si trovano. Victor Sjöström, dopo tanti film importanti realizzati negli anni Dieci (a partire da Ingeborg Holm, del 1913), decide di portare sul grande schermo un breve racconto del 1828, firmato da Franz Grillparzer. Girato con la consueta eleganza formale, il film risulta però meno sentito e personale rispetto alla maggior parte dei precedenti lungometraggi del regista. Più delle dinamiche psicologiche, questa volta, conta soprattutto la struttura drammaturgica, basata su un lungo flashback. Il finale è di ottima fattura ma lungo il cammino non tutti i momenti sono altrettanto pregnanti. Dallo stesso racconto, un anno prima, era stato tratto un altro film firmato dall'austriaco Rudolf Meinert.