Il commissario Maigret (Pierre Renoir) indaga sull'omicidio di un gioielliere olandese, avvenuto in una brumosa notte d'autunno nei pressi dello sperduto crocevia di Avrainville. Tutti gli abitanti del piccolo borgo sembrano avere un segreto da nascondere. Superando le reticenze circa l'adattamento di un'opera letteraria di successo, Renoir si rivolse a Georges Simenon per l'acquisizione dei diritti del romanzo omonimo. In quello che sarebbe stata la prima trasposizione sul grande schermo di un'opera dello scrittore francese, Renoir vedeva le potenzialità di una suggestiva ricostruzione di ambiente e di atmosfera. Piuttosto che i dettagli della trama, a interessare Renoir erano i contorni indistinti di un angolo di Francia anonimo e oscuro, in cui dietro la facciata di una esibita ipocrisia si celano misteri inconfessabili. Notturno e fosco, il film di Renoir riesce ad affascinare proprio nella misura in cui non dice, nasconde, ottunde alla nostra comprensione la vera natura di gesti, personaggi e snodi narrativi. Alla sua uscita fu accolto con scarso entusiasmo, ma trenta anni dopo i teorici della Nouvelle Vague lo rivalutarono pienamente. Celebri le entusiastiche parole di ammirazione di Jean-Luc Godard sul film, secondo cui: «Ogni dettaglio ad ogni secondo di ciascuno dei suoi piani fa de La notte dell'incrocio l'unico grande film poliziesco francese, che dico, il più grande film francese di avventura». Nel ruolo del commissario Maigret troviamo il fratello maggiore di Renoir, Pierre.