Ilona (Kati Outinen) e Lauri (Kari Väänänen) sono felicemente sposati: lei lavora come capo cameriera al ristorante Dubrovnick, mentre lui è autista di tram. Nel giro di poco, però, perdono entrambi il lavoro e tutto sembra volgere verso il peggio. Ma, nonostante le difficoltà, Ilona non si arrende e fa di tutto per rimettere in piedi la sua vita. In Nuvole in viaggio, la provvisorietà dell'esistenza e la lotta contro il destino sono al centro della riflessione cinematografica di Kaurismäki: Ilona e Lauri più provano a rientrare nel mondo più la loro situazione peggiora, in un susseguirsi di eventi concatenati che si muovono quasi sulla linea del comico, ricordando, nel modo in cui i personaggi reagiscono, lo spirito scanzonato, arlecchinesco ma anche ingegnoso dello Charlot di Chaplin. Nella fissità dei quadri di Kaurismäki, la malinconia la fa da padrone ma, alla fine, arriva quel riscatto quasi sempre negato. Rimane, nell'ultima suggestiva lunga inquadratura del film, il senso della precarietà dell'esistenza, sulle note emotive di un let it be consolante ma anche forse inquietante alle sue fondamenta: siamo come nuvole in viaggio, che passano nel cielo senza sosta, nulla è per sempre e tutto è in balìa del destino che rovescia le nostre vite. Peccato che il regista giochi un po' di maniera e risulti più prevedibile del solito: senza tali sbavature avrebbe dato vita a un lungometraggio di spessore decisamente maggiore. Menzione speciale della giuria ecumenica al Festival di Cannes.