Ultimi tre capitoli delle disavventure della ninfomane Joe (Charlotte Gainsbourg) che trova nel verginale Seligman (Stellan Skarsgård) un attento confidente. La donna ripensa alla fine della sua storia d'amore con Jerôme (Shia LaBeouf), all'attrazione fatale per il masochista K (Jamie Bell) e agli incontri pericolosi con L (Willem Dafoe) e P (Mia Goth). Finché un fantasma del passato non farà nuovamente capolino, sconvolgendo le certezze sentimentali di Joe. Rispetto al volume precedente, Lars von Trier riduce il sesso e si concentra maggiormente sulla complessa personalità di Joe, autodefinitasi «pessimo essere umano» e orgogliosa ninfomane amante della propria «sporca e lurida lussuria». Un approccio, quindi, più introspettivo e meno sensazionalistico, ma il risultato è purtroppo ugualmente didascalico e prevedibile e mantiene inalterati i difetti del primo film. La logorrea dei due protagonisti rimane invadente, la narrazione è macchinosa e a tratti sonnacchiosa, la sensazione di compiaciuta autoreferenzialità permea il tutto. Come se non bastasse von Trier aggiunge digressioni ironiche e autocitazioni (quasi letterale quella da Antichrist del 2009) che altro non sono che strizzatine d'occhio gratuite e furbe verso i fan. In questo modo tutta l'operazione Nymph()maniac appare come poco più che una sterile provocazione, un gioco divertito ma mai interessante, un progetto autistico e avvisaglia dello stallo creativo di un autore che rischia di diventare la maniera di se stesso. Una lieve crescita nella parte centrale viene affossata da un finale debolissimo. La versione integrale di 180 minuti, presentata alla Mostra del Cinema di Venezia, contiene alcune scene esplicite non presenti nell'edizione cinematografica, numerosi dialoghi in più e una sconvolgente scena in cui la protagonista si procura un aborto.