Giovanni Guareschi e Pier Paolo Pasolini, attraverso due mediometraggi girati separatamente, cercano di capire le motivazioni della “rabbia” che agita l'Italia e l'occidente tra anni '50 e '60.
Doppio documentario dalla travagliata lavorazione e dalla ancor più travagliata distribuzione: nato da un'idea del produttore Gastone Ferrante, che inizialmente contattò solo Pasolini, venne poi allargato anche a Guareschi, facendo andare su tutte le furie il poeta friulano, che chiese di cancellare la sua parte. Il film, dopo essere comparso nelle sale per poche settimane, venne ritirato e circolò, senza la sezione di Pasolini, fino al 2008, quando Tatti Sanguinetti e Giuseppe Bertolucci lo restaurarono, cercando di riportare in vita l'episodio scomparso. Il risultato, a ogni modo, è anch'esso da separare in due: se da una parta l'episodio di Guareschi, che tenta di analizzare i mutamenti culturali di quel tempo attraverso un sarcasmo e un cinismo conservatore spesso di cattivo gusto, risulta indigesto (le sue posizioni su omosessuali e decolonizzazione algerina sono da pelle d'oca), dall'altra, la parte di Pasolini è un documentario poetico che, tra critica al consumismo e sofferta constatazione della morente autonomia culturale italiana, anticipa di molti anni quelli che saranno i temi principali delle Lettere luterane, pubblicate postume nel 1976.