Sicilia , tra il 1943 e il 1950. Salvatore Giuliano (Christopher Lambert), con l'aiuto del cugino e amico Gaspare Pisciotta (John Turturro), raduna una banda per sfidare l'ordine costituito, sostiene il movimento separatista e compie rapine e altri crimini per aiutare il popolo. Fino a che non subirà la vendetta dei nemici e il tradimento di chi gli è più vicino. (Pseudo)biografia del bandito più famoso della storia siciliana, tratta dall'omonimo romanzo di Mario Puzo, il quale non è altro che uno spin off del suo celebre Il padrino. È un clamoroso passo falso nella carriera di Cimino, che scade quasi nel ridicolo con un'opera mediocre dove si demistifica la realtà storica e si trasforma la figura di Giuliano in un mix tra Robin Hood e Jesse James (assolvendolo per la strage di Portella della Ginestra). Al di là delle infedeltà e degli schematismi inevitabili, come il dualismo Giuliano-Pisciotta molto ricalcato su quello Cristo-Giuda, a rendere l'operazione malriuscita è la banalizzazione dell'intreccio, la rappresentazione stereotipata e poco realistica dell'universo siciliano e mafioso, la regia spenta, il pessimo comparto femminile con la Sukowa e la Boschi davvero poco credibili. E poi, costava tanto sforzo tradurre le scritte in italiano, dal momento che siamo in Sicilia? Esiste una extended version della durata di 146 minuti. Sulla figura storica del bandito, il punto di riferimento cinematografico resta comunque Salvatore Giuliano di Francesco Rosi (1962).