Ai primi del Novecento, nella ridente Fairfield (Kentucky), per il giudice William Priest (Charles Winninger) è tempo di elezioni. Allergico alle ingiustizie, l'uomo non teme di rendersi impopolare presso i detrattori: salva dal linciaggio un giovane di colore (Elzie Emanuel) accusato ingiustamente di stupro e guida il corteo funebre di una prostituta (Dorothy Jordan). «Oh, I wish I was in the land of cotton/Old times there are not forgotten», cantava Dixie Land, il nostalgico inno sudista che è soundtrack ricorrente nella filmografia di Ford e immancabile motivo di chiusura in questa gradevole commedia, considerata dal regista come la prediletta tra le sue pellicole. Il personaggio di Priest, bonario ma tenace nemico di ogni ipocrisia, è preso direttamente da Il giudice (1934) dello stesso Ford, di cui questo film è una sorta di rifacimento. Winninger si dimostra meno adatto al personaggio rispetto al precedente interprete Will Rogers, ma Il sole splende alto riesce a regalare lo stesso spirito romantico di lirica ballata del Sud e ad approfondire meglio temi come la lotta ai pregiudizi e al finto perbenismo (è da leggervi in nuce un riferimento al clima da caccia alle streghe dell'epoca), senza tralasciare un ritratto sincero della comunità di colore. Grande squadra di caratteristi, adorabili macchiette, qualche sequenza di forte impatto (quelle del linciaggio e del funerale su tutte): è cinema fordiano al cento per cento. Alla fine del quale, non ci resta che commuoverci tutti come Priest, ascoltando le note di Dixie Land.