Il tempo si è fermato
1959
Paese
Italia
Generi
Commedia, Documentario
Durata
83 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Ermanno Olmi
Natale (Natale Rossi) si occupa della custodia invernale di una diga sull'Adamello insieme al collega Salvetti (Paolo Guadrubbi). Quando quest'ultimo scende a valle per le ferie, viene sostituito dal giovane Roberto (Roberto Seveso) che, per sua scelta, ha deciso di studiare nella tranquillità dei monti. Poco avvezzo al confronto con la natura, troverà nell'anziano compagno un inaspettato maestro di vita.
Il primo lungometraggio di Ermanno Olmi si fa vanto delle sue origini documentaristiche, peraltro in gran parte mantenute a partire dalla splendida ambientazione naturale. Quello che stupisce e affascina è la levità con cui sono messi a confronto i caratteri di Natale e Roberto, con scene degne delle “comiche” più classiche (il fissaggio della mensola) e sprazzi di pungente ironia. Questa leggerezza permette, attraverso gli occhi di Natale, di asciugare anche il pathos della bufera, rappresentata come un semplice “incidente” della vita in quota, condensando in un breve tempo (il tutto si svolge in un paio di giorni) una lezione di vita esemplare per il ragazzo. Per lo spettatore. invece, rimane soprattutto una narrazione scarna che riesce a essere felice e appassionante, dove la tecnica del regista trova già modo di esprimersi con mirabile equilibrio. Poesia della dignità dell'uomo, dell'industria e della montagna, che merita di essere riscoperta.
Il primo lungometraggio di Ermanno Olmi si fa vanto delle sue origini documentaristiche, peraltro in gran parte mantenute a partire dalla splendida ambientazione naturale. Quello che stupisce e affascina è la levità con cui sono messi a confronto i caratteri di Natale e Roberto, con scene degne delle “comiche” più classiche (il fissaggio della mensola) e sprazzi di pungente ironia. Questa leggerezza permette, attraverso gli occhi di Natale, di asciugare anche il pathos della bufera, rappresentata come un semplice “incidente” della vita in quota, condensando in un breve tempo (il tutto si svolge in un paio di giorni) una lezione di vita esemplare per il ragazzo. Per lo spettatore. invece, rimane soprattutto una narrazione scarna che riesce a essere felice e appassionante, dove la tecnica del regista trova già modo di esprimersi con mirabile equilibrio. Poesia della dignità dell'uomo, dell'industria e della montagna, che merita di essere riscoperta.
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