La classe terza C del Liceo Gobetti di Roma inizia l'anno che la porterà a sostenere gli esami di maturità. I ragazzi sono, chi più e chi meno, dediti allo studio, ma presto i sentimenti si faranno largo nei loro pensieri prendendo il sopravvento. A Luciano Emmer piace raccontare la vita reale, fatta di gesti quotidiani e di piccole storie in cui si respira la quotidianità, e questo film rientra perfettamente in quest'ottica. Si tratta di un lavoro corale, in cui non ci sono personaggi che prevalgono su altri, offrendo così una panoramica su diverse situazioni familiari accumunate dal fatto di avere un componente all'interno della classe. Lo sguardo del regista è gentile e osserva ogni contesto con delicatezza, sospendendo il giudizio e limitandosi a offrire il punto di vista dei ragazzi, accuratamente scelti tra non professionisti per accrescere il senso di realismo. Proprio la volontà di dare spazio a tutti i liceali, però, indebolisce la forza della pellicola che, per necessità, è costretta a restituire ritratti spesso piatti e un po' superficiali dei suoi protagonisti e, di conseguenza, dell'Italia dell'epoca.