Internato in un manicomio criminale, il dottor Mabuse (Rudolf Klein-Rogge) muore improvvisamente, ma il suo spirito diabolico riesce a sopravvivere e si incarna nel professor Baum (Oskar Beregi), direttore dell'istituto. Guidato da Mabuse, Baum organizza una banda criminale sulla quale è chiamato a indagare il commissario Lohmann (Otto Wernicke), ignaro delle forze soprannaturali con cui sarà costretto a confrontarsi. Ultimo film girato da Lang in Germania e uno dei suoi lavori più manifestamente politici. Impossibile non vedere, infatti, nell'incendio della fabbrica un riferimento all'incendio del Reichstag (avvenuto nel febbraio del 1933) e nel delirio finale del professor Baum un nefasto presagio della deriva totalitaria e scellerata di Hitler e del partito nazionalsocialista. Ma il film è soprattutto, ancora una volta, una lucida e caustica riflessione sul male come entità fantasmatica e intrinsecamente presente in ciascun individuo. Alla sua seconda opera sonora, Lang mostra ulteriore padronanza del mezzo, utilizzando sapientemente suoni e rumori per creare tensione e la suggestione di una minaccia incombente ma sostanzialmente invisibile: si pensi alla voce di Mabuse che comunica con i suo “eredi” o al ticchettio costante di una bomba che sta per esplodere o alla splendida sequenza iniziale tutta giocata sul contrasto tra i silenzi e il rumore delle macchine. Come nel precedente M – Il mostro di Düsseldorf (1930), Lang mutua anche in questa circostanza soluzioni visive debitrici del cinema muto (su tutte l'uso di sovraimpressioni per dare consistenza allo spirito di Mabuse) creando immagini di grande impatto espressivo, ugualmente terrificanti e memorabili. Secondo episodio della trilogia iniziata con Il dottor Mabuse (1922) e conclusa da Il diabolico dottor Mabuse (1960). Il film fu proibito in Germania e Lang fuggì dal suo Paese poco dopo essere stato convocato da Hitler per dirigere l'Ufa. Esiste una seconda versione girata in Francia, mentre Werner Klinger ne ha girato un remake, Il testamento del dottor Mabuse (1962).