Francisco Goya (Stellan Skarsgård), pittore di corte nella Spagna del 1792, perde la sua musa ispiratrice, Inés Bilbatua (Natalie Portman), arrestata con l'accusa di giudaismo. Sul loro cammino si pone anche l'inquisitore Lorenzo Casamares (Javier Bardem), che approfitta della giovane imprigionata. Giocando intorno alla figura del grandissimo pittore spagnolo e al buio contesto del suo tempo, che si riflette nelle tinte fosche della sua arte, Forman costruisce un pasticciaccio di storia e introspezione, fantasia e melodramma, unendo a suggestioni dumasiane (la doppia figura interpretata dalla Portman che ricorda da lontano la Maschera di Ferro) una blanda celebrazione dell'età dei Lumi come salvifica fonte di raziocinio a sconfiggere l'oscurantismo di Santa Madre Chiesa. Peccato che la trama sia così intricata e i cenni storici così superficiali da non riuscire a raccontare niente di interessante e neppure a restituire, com'era intenzione dichiarata dell'autore, un parallelismo con la storia della Cecoslovacchia del dopoguerra. Confusa, in bilico costante tra realtà e fantasia pittorica, l'opera non riesce a prendere una direzione e finisce per scontrarsi con le sue eccessive ambizioni non mantenute. Anche il cast non è in formissima, specialmente a causa di un esaltato Bardem.