L'uomo di neve
The Snowman
2017
Netflix
Paesi
Gran Bretagna, Svezia, Usa
Genere
Thriller
Durata
119 min.
Formato
Colore
Regista
Tomas Alfredson
Attori
Michael Fassbender
Rebecca Ferguson
Charlotte Gainsbourg
J.K. Simmons
Chloë Sevigny
Toby Jones
James D'Arcy
Val Kilmer
Oslo. La misteriosa scomparsa di una donna con un figlio è solo l'inizio di una serie di strani eventi che portano il trasandato detective Harry Hole (Michael Fassbender) a dover risolvere un intricato caso con al centro un serial killer il cui segno distintivo è un pupazzo di neve lasciato sul luogo del delitto.
Basato sull'omonimo romanzo (2007) dello scrittore norvegese Jo Nesbø, il settimo della serie riguardante il detective Harry Hole, L'uomo di neve segna un clamoroso scivolone nella carriera di Tomas Alfredson, che ci aveva abituati a lavorare di fino con i precedenti La talpa (2011), spy-movie da manuale, e Lasciami entrare (2008), thriller dalle cadenze horror di buonissimo livello. La gelida ambientazione scandinava non è altro che un pretesto per dare senso ai (purtroppo ridicoli) omini di neve che, insieme alla pratica con cui l'assassino mutila barbaramente le proprie vittime, sembrano rimandare ai riconoscibili rituali dei thriller anni '70, resi qui in chiave moderna. Il soggetto, di per sé potenzialmente accattivante, per quanto usuratissimo, è affossato da una sceneggiatura imbarazzante che gestisce nel peggiore dei modi i due piani narrativi (passato e presente) incappando in momenti in cui la continuità narrativa sembra sparita anch'essa sotto la coltre nevosa che si vede sullo schermo. Innumerevoli, poi, le parentesi accessorie che depistano (volutamente?) lo spettatore, in particolare per quanto riguarda l'influente Arve Støp interpretato da J.K. Simmons. Pessima, inoltre, la scrittura dei personaggi, in particolare per quanto riguarda il reparto femminile, ma anche il buon Fassbender fatica come non mai per trasmettere una parvenza di credibilità come detective ombroso e tormentato. Montaggio (pessimo) di Thelma Schoonmaker, abituale collaboratrice di Martin Scorsese, qui tra i produttori esecutivi (sigh!), fotografia di Dion Beebe, musiche di Marco Beltrami.
Basato sull'omonimo romanzo (2007) dello scrittore norvegese Jo Nesbø, il settimo della serie riguardante il detective Harry Hole, L'uomo di neve segna un clamoroso scivolone nella carriera di Tomas Alfredson, che ci aveva abituati a lavorare di fino con i precedenti La talpa (2011), spy-movie da manuale, e Lasciami entrare (2008), thriller dalle cadenze horror di buonissimo livello. La gelida ambientazione scandinava non è altro che un pretesto per dare senso ai (purtroppo ridicoli) omini di neve che, insieme alla pratica con cui l'assassino mutila barbaramente le proprie vittime, sembrano rimandare ai riconoscibili rituali dei thriller anni '70, resi qui in chiave moderna. Il soggetto, di per sé potenzialmente accattivante, per quanto usuratissimo, è affossato da una sceneggiatura imbarazzante che gestisce nel peggiore dei modi i due piani narrativi (passato e presente) incappando in momenti in cui la continuità narrativa sembra sparita anch'essa sotto la coltre nevosa che si vede sullo schermo. Innumerevoli, poi, le parentesi accessorie che depistano (volutamente?) lo spettatore, in particolare per quanto riguarda l'influente Arve Støp interpretato da J.K. Simmons. Pessima, inoltre, la scrittura dei personaggi, in particolare per quanto riguarda il reparto femminile, ma anche il buon Fassbender fatica come non mai per trasmettere una parvenza di credibilità come detective ombroso e tormentato. Montaggio (pessimo) di Thelma Schoonmaker, abituale collaboratrice di Martin Scorsese, qui tra i produttori esecutivi (sigh!), fotografia di Dion Beebe, musiche di Marco Beltrami.
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