Il giovane indigeno Terangi (John Hall), ingiustamente incarcerato a Tahiti, tenta più volte la fuga pur di tornare dall'amata moglie Marama (Dorothy Lamour). Quando finalmente evade e raggiunge la natìa Manukura, l'isola viene sconvolta da un violentissimo uragano. In gran parte filmato sulle isole Samoa, nel Pacifico, è un mix di avventura e melodramma non privo di momenti di sensualità: si tratta di un tipico esempio del filone “esotico” tanto in voga a Hollywood negli anni Trenta. Il plot parrebbe un mero pretesto al servizio del finale catastrofico, ancora oggi spettacolare, ma c'è di più: John Ford contrappone con insistenza la spontaneità vitale di un'umanità indigena, felicemente ancorata alla propria libertà, alla rigidità mentale dei colonizzatori bianchi. Forse ingenuo ed eccessivamente romantico, il film tuttavia affascina perché restituisce la bellezza ancestrale di un mondo edenico. Nel cast stellare, i due polinesiani protagonisti sono interpretati da attori visibilmente americani: la Lamour era addirittura specializzata in ruoli da eroina dei mari del sud e venne soprannominata “the Sarong Queen” (non a caso, Ford la richiamerà anni dopo nel suo nostalgico I tre della croce del sud del 1963). Rifatto nel 1979 da Jan Troell, con Mia Farrow.