Medioevo. Un uomo (Alain Cuny) e una donna (Arletty) vengono inviati dal diavolo (Jules Berry) a creare confusione e scompiglio nel castello di un barone (Fernand Ledoux) la cui figlia sta per sposarsi (Marie Déa). Ma le cose andranno in maniera molto diversa rispetto a quanto previsto dal demonio. In piena occupazione nazista, Marcel Carné e Jacques Prévert costruiscono una visionaria e coinvolgente storia d'evasione romantica, anticonvenzionale e diversa da ogni prodotto francese del periodo. È una vicenda sentimentale dai toni fiabeschi che, sotto la patina di semplice intrattenimento, nasconde un simbolismo efficace e in grado di dare molti spunti sui fatti dell'epoca: ad esempio, la trasformazione dei due novelli amanti in statue, a opera del diavolo, è stata spesso interpretata come un'allegoria della resistenza francese. Splendide scenografie di Alexandre Trauner che, essendo ebreo, ha collaborato al film anonimamente. Si racconta che, a causa della povertà del momento, la troupe fu costretta a iniettare del veleno nella frutta utilizzata per le scene di banchetto, così da impedire alle comparse affamate di mangiarla prima delle riprese. Piccola apparizione di una giovanissima Simone Signoret, non accreditata.