1874. Anna (Keira Knightley), moglie del conte Karenin (Jude Law), si reca da San Pietroburgo a Mosca per aiutare il matrimonio in crisi del fratello adulterino Oblonsky (Matthew McFayden). Alla stazione, però, incontra il conte Vronsky (Aaron Taylor-Johnson) e se ne innamora perdutamente. Lui ricambia il sentimento, ma lei è destinata a un epilogo tragico. E autoindotto.

Personalissima versione del capolavoro realista di Lev Tolstoj, diretta da un Joe Wright dalle ambizioni più che elevate: il risultato, seppur impeccabile in certi momenti, scivola però gradatamente in un formalismo limaccioso. Le scene sono raffinatissime, e colpisce il talento del regista londinese nel muovere la macchina da presa assecondando gli istinti dei suoi personaggi (notevole la sequenza del ballo, che certifica l'amore adulterino della protagonista con Vronsky), ma il film resta un esercizio di stile un po' freddino e ripetitivo (anche nel gioco cinema-teatro), con una Keira Knightley più in forma del solito e discretamente a suo agio nei panni della protagonista. Bene Jude Law nella parte di Karenin, malissimo lo smorfioso e inespressivo Aaron Taylor-Johnson in quella di Vronsky. Fotografia di Seamus McGarvey, musiche di Dario Marianelli. Meritato Oscar ai costumi (Jacqueline Durran).