Nella provincia americana è in tour il Wild West Show, scalcinato spettacolo ambulante guidato dal cowboy Bronco Billy (Clint Eastwood). Un giorno si aggrega Antoinette Lilly (Sondra Locke), nevrotica ereditiera abbandonata dal marito (Geoffrey Lewis). Dopo i primi inevitabili battibecchi, tra lei e Bronco Billy scoccherà la scintilla. Il settimo film diretto da Clint Eastwood è una deliziosa commedia bonaria, un'ode al Mito immortale del Far West, cui guarda con malinconica nostalgia; come già avevano fatto Sam Peckinpah con L'ultimo buscadero (1972) e Sydney Pollack con Il cavaliere elettrico (1979), ma con toni decisamente più leggeri e scanzonati. Le schermaglie amorose tra i due protagonisti ricordano infatti la screwball comedy degli anni ‘30 e il tocco umoristico si adatta bene alla regia compatta di Eastwood, che come attore qui incarna la parodia tenera del suo tradizionale personaggio di solitary man di frontiera. Retaggio di un'America autentica e genuina (vedi l'immagine affatto casuale del tendone cucito con le bandiere a stelle e strisce), il malconcio Wild West Show è un rifugio per outsider che, in questa sorta di famiglia adottiva, possono finalmente scegliere chi vogliono essere. Eastwood calibra con una certa abilità la recitazione sopra le righe di attori come Lewis e la Locke, realizzando un piccolo film imperfetto e senza guizzi, ma comunque piacevole e spassoso.