Café Express
1980
Paese
Italia
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Nanni Loy
Attori
Nino Manfredi
Adolfo Celi
Vittorio Caprioli
Vittorio Mezzogiorno
Antonio Allocca
Gigi Reder
Nino Terzo
Leo Gullotta
Ester Carloni
Italo Celoro
Franca Scagnetti
Nino Vingelli
Per mantenere il figlio malato in collegio, il menomato Michele (Nino Manfredi) vende abusivamente il caffè sul treno notturno che va da Vallo della Lucania a Napoli. Nel corso delle nottate, l'uomo, passando attraverso i vagoni, ha ormai instaurato rapporti amichevoli con molti dei pendolari, che lo aiutano a evitare i controllori ferroviari decisi a smascherarlo.
Per la trama di questo film e, soprattutto, per il personaggio di Michele, Nanni Loy si ispira a un suo progetto televisivo in cui riprendeva di nascosto i viaggiatori dei treni, dopo aver chiesto loro di raccontare la propria storia: tra questi, vi era un uomo con una mano paralizzata che vendeva caffè abusivamente sul treno, proprio come il protagonista del lungometraggio. Il regista osserva la vicenda con occhio ironico e costruisce una sorta di “guardie e ladri” ambientato all'interno di un treno in una sola notte: i risvolti sono al limite del paradosso, con i controllori impegnati a perseguitare un poveraccio che non sanno riconoscere, mentre hanno sotto gli occhi una molesta banda di ladri, ben più pericolosi, di cui non si preoccupano. Gli altri passeggeri sono transitori, eppure diventano lo specchio della società italiana: dagli amanti clandestini, alla suora, ai viaggiatori di prima classe che cercano le conferme dei loro pregiudizi. Tra i massimi pregi del film, svetta la performance di Nino Manfredi che, con la sua interpretazione bonaria ma tagliente, passa dal registro comico a quello drammatico in modo misurato e convincente, mentre altrettanto non si può dire dello script, ridondante, piatto e un po' inconcludente. Molti i caratteristi importanti presenti nel cast, da Gigi Reder (il Ragionier Filini della saga di Fantozzi) ad Adolfo Celi (il dottor Sassaroli della trilogia di Amici miei), che tuttavia non riescono a dare corpo a quella che finisce per essere una serie superficiale di macchiette costruite su risaputi cliché.
Per la trama di questo film e, soprattutto, per il personaggio di Michele, Nanni Loy si ispira a un suo progetto televisivo in cui riprendeva di nascosto i viaggiatori dei treni, dopo aver chiesto loro di raccontare la propria storia: tra questi, vi era un uomo con una mano paralizzata che vendeva caffè abusivamente sul treno, proprio come il protagonista del lungometraggio. Il regista osserva la vicenda con occhio ironico e costruisce una sorta di “guardie e ladri” ambientato all'interno di un treno in una sola notte: i risvolti sono al limite del paradosso, con i controllori impegnati a perseguitare un poveraccio che non sanno riconoscere, mentre hanno sotto gli occhi una molesta banda di ladri, ben più pericolosi, di cui non si preoccupano. Gli altri passeggeri sono transitori, eppure diventano lo specchio della società italiana: dagli amanti clandestini, alla suora, ai viaggiatori di prima classe che cercano le conferme dei loro pregiudizi. Tra i massimi pregi del film, svetta la performance di Nino Manfredi che, con la sua interpretazione bonaria ma tagliente, passa dal registro comico a quello drammatico in modo misurato e convincente, mentre altrettanto non si può dire dello script, ridondante, piatto e un po' inconcludente. Molti i caratteristi importanti presenti nel cast, da Gigi Reder (il Ragionier Filini della saga di Fantozzi) ad Adolfo Celi (il dottor Sassaroli della trilogia di Amici miei), che tuttavia non riescono a dare corpo a quella che finisce per essere una serie superficiale di macchiette costruite su risaputi cliché.
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