Un chien andalou
Un chien andalou
1929
Paese
Francia
Genere
Sperimentale
Durata
16 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Luis Buñuel
Attori
Simone Mareuil
Pierre Batcheff
Luis Buñuel
Salvador Dalì

Un uomo con la sigaretta in bocca (Luis Buñuel), subito dopo aver affilato un rasoio, esce sul balcone e osserva eccitato la luna. Subito dopo, l'arnese tagliente verrà utilizzato per squarciare la pupilla di una donna (Simone Mareuil). Avrà così inizio uno stordente viaggio nelle più arcaiche pulsioni umane.

Quattro anni dopo essersi laureato in lettere all'università di Madrid, un ventottenne Luis Buñuel incontra la corrente surrealista a Parigi e, assieme all'amico Salvador Dalì, produce e sceneggia quello che oggi può essere considerato un manifesto avanguardista straordinario. Un chien andalou, primo film del regista originario di Calanda, può vantare un incipit talmente sconvolgente da aver fatto storia: un occhio – l'organo per eccellenza con cui lo spettatore percepisce l'immagine cinematografica – viene squarciato provocatoriamente (la mano che brandisce il rasoio è proprio quella di Buñuel, mentre l'organo lacerato è in realtà quello di un bovino). Con questo gesto il cineasta iberico lancia una rivoluzione che non permette alcun tipo di passività, ma costringe ad affrontare un'esperienza onirica, intensa e surrealista, in cui le suggestioni prevaricano la narrazione. Un racconto frammentario che, procedendo per associazioni e lampi dall'inconscio, rompe con il passato, esaltando la pura visionarietà come critica della mera apparenza. Il tempo della storia non esiste, la casualità diventa il cardine primario, come testimoniato dalle beffarde didascalie che indicano momenti assolutamente casuali. Un terrificante valzer composto da pulsioni sessuali, pronte a esplodere nonostante le restrizioni morali della società (borghese e clericale soprattutto). I tre cardini surrealisti (ovvero amore, sogno e liberazione) sono inseriti a forza in un'opera prima impossibile da dimenticare. La musica che accompagnò la prima proiezione del 1929 venne poi successivamente riutilizzata per una versione sonora del film (il Liebestod dal Tristano e Isotta di Richard Wagner lascia poi spazio a due tango argentini). Il cortometraggio si conclude con un finto finale felice (la brezza marina scompiglia i giovani, che hanno ormai archiviato gli scontri del passato e che si allontanano abbracciati sulla spiaggia assolata) ed enfatizza per contrasto lotte, sofferenze e la labilità di un sentimento che brucia troppo velocemente, destinato all'oblio come i corpi putrescenti e ricoperti di insetti che ospitavano l'amore.

Maximal Interjector
Browser non supportato.