Londra. Un uomo (Robert Donat) aiuta e ospita una donna (Annabella Smith) impegnata in attività di controspionaggio: quest'ultima, prima di rimanere uccisa, gli rivela un pericoloso segreto. Braccato dalla polizia che lo ritiene colpevole dell'omicidio, si troverà costretto a fuggire nel tentativo di scoprire l'identità dei veri assassini. Ispirato al romanzo I trentanove scalini di John Buchan e sceneggiato da Charles Bennet e Alma Reville (moglie del regista), un thriller avvincente, divertito e divertente che ha come principali pregi i personaggi, il ritmo dell'azione e l'umorismo sarcastico che lo pervade dall'inizio alla fine. Il tipico tema hitchcockiano dell'uomo innocente ingiustamente accusato di essere colpevole trova qui nuovi spunti e maggiore spessore rispetto ai lungometraggi precedenti del regista, qui pienamente in controllo dei tempi di montaggio, della direzione degli attori e del respiro narrativo. Indubbiamente, uno dei migliori titoli firmati da Hitchcock negli anni Trenta, anche se oggi appare lievemente datato e la sua fama è superiore al suo effettivo valore. Ma, ad ogni modo, è un prodotto fondamentale per capire la poetica del grande autore che l'ha diretto. Due remake, entrambi intitolati I 39 scalini e firmati rispettivamente da Ralph Thomas nel 1959 e Don Sharp nel 1978. Hitchock compare nei panni di un passante che getta a terra la carta di una caramella.