L'anziano Don Anselmo Proharán (José Isbert) socializza con una congrega di coetanei invalidi, che riescono a essere indipendenti grazie alle loro carrozzelle motorizzate. Desideroso di integrarsi, chiede al figlio di acquistargliene una: il rifiuto scatenerà una serie di drammatiche conseguenze. Ultimo segmento della cosiddetta trilogia spagnola (dopo El pisito e Los chicos, entrambi del 1959) diretta da Marco Ferreri, che firma la sceneggiatura con Rafael Azcona, da un racconto di quest'ultimo. Una satira feroce contro la società franchista, già presa di mira nelle pellicole precedenti, tratteggiata in ogni sua contraddizione: le ipocrisie tipicamente borghesi, il consumismo dilagante che porta l'essere umano a un'inedia sempre più radicale (evidente il riferimento metaforico all'automobile come privilegiato mezzo di spostamento), la vecchiaia analizzata con occhio cinico e affatto edulcorato. Un apologo cinico e disturbante messo in scena con stile sobrio e lineare (e a tratti un po' didascalico), lontano dalle vette che Ferreri avrebbe raggiunto con le opere future, ma pregno di un umorismo acre e sotterraneo che non può lasciare indifferenti. Cameo, non accreditato, di Azcona. Colonna sonora di Miguel Asins Arbó, bianco e nero di Juan Julio Baena. Conosciuto anche come La carrozzella.