Un'epidemia mortale dilaga in poco tempo in tutto il mondo. Una squadra internazionale di medici si adopera per trovare una soluzione, mentre la paura e la preoccupazione della gente aumenta con il diffondersi del virus.

Prodotto curioso e piuttosto anomalo che richiama un immaginario fantascientifico francamente già ampiamente sfruttato e lo fa in maniera non particolarmente originale. Eppure non manca qualche spunto d'interesse in una regia formalmente elegante, rigorosa e capace di gestire una narrazione a più voci senza perderne in fluidità. L'opera di Soderbergh prova a configurarsi come qualcosa di più complesso di un semplice thriller fantascientifico, inserendo temi prettamente legati alla contemporaneità (la paranoia, l'isteria collettiva, il cinismo pragmatico dei media, l'universalità di un senso di profondo disagio e inquietudine), ma non riesce mai ad amalgamare il tutto in maniera coesa o quanto meno coerente. La sceneggiatura di Scott Z. Burns accumula personaggi e situazioni, ma invece che dar vita a un racconto corale e avvincente risulta piatta illustrazione di un male di vivere che accomuna uomini e donne a qualsiasi distanza e a qualsiasi latitudine. Ma in sostanza non viene detto nulla di uovo e la narrazione procede con il pilota automatico, con rarissimi guizzi degni di nota. Uno dei cast più nutriti ed eterogenei (da Jude Law a Kate Winslet; da Marion Cotillard a Matt Damon passando per Gwyneth Paltrow, Elliot Gould e Bryan Cranston) mai avuti a disposizione dal regista viene sostanzialmente sprecato.