Detroit, seconda metà degli anni Sessanta. Il venditore d'auto Curtis Taylor (Jamie Foxx) si getta a capofitto nel mondo della musica e trasforma un trio all black tutto al femminile di cantanti soul, le Dreamettes, nelle più appetibili Dreamgirls. Il successo, dovuto a una ricollocazione pop del trio, porta Taylor a preferire l'avvenente Deena Jones (Beyoncé Knowles) alla potente vocalità di Effie White (Jennifer Hudson), meno gestibile dal punto di vista commerciale. Il regista Bill Condon, anche sceneggiatore, porta sul grande schermo il musical di Michael Bennett in un film che traduce in forma spettacolare la parabola musicale e commerciale delle The Supremes di Diana Ross, modello reale e fonte d'ispirazione per le vicende narrate già nell'opera di origine. Dreamgirls si affida a un cast affiatato, ben amalgamato e composto unicamente da attori di colore, ma la regia è monocorde e piatta e le soluzioni drammaturgiche spompe e grossolane. Condon almeno ci prova a intavolare qualche spunto di riflessione sulla natura mendace e opportunista di un'industria discografica specchio di un'America che ha già rinnegato ogni purezza, a prescindere dal colore della pelle, ma si tratta di implicazioni passeggere e all'acqua di rose. Gli interpreti e i performer si spremono al massimo delle loro possibilità vocali, ma spesso lo sforzo non produce effetti degni di nota. Interessante a ogni modo la sottotrama della Cleopatra nera che dovrebbe interpretare il personaggio di Beyoncé sul grande schermo, mentre le coreografie, anche se talvolta efficaci, sono tutt'altro che inventive. Due premi Oscar su otto nomination: miglior mixaggio sonoro e miglior attrice non protagonista (Jennifer Hudson).