L'immigrante greco Jorgos (Rainer Werner Fassbinder) frantuma l'equilibrio di un gruppo di persone legate tra di loro da rapporti di vario genere. Le donne parteggiano per lui e lo trovano attraente, mentre lo stesso non si può dire degli uomini, che lo percepiscono fin da subito come un ostacolo per i propri interessi.
A partire da una sua stessa pièce teatrale realizzata due anni prima nella cornice del celebre Action-Theater (gruppo delle avanguardie teatrali bavaresi), Rainer Werner Fassbinder dirige, ancora una volta con un budget risicato, un film che è preda del suo stesso immobilismo, in cui manca completamente il respiro e la profondità del cinema migliore del regista tedesco. Lo schematismo di fondo non offre la possibilità, a ciò che sulla carta è interessante e sotteso, di venire a galla e di invadere il tessuto narrativo, rendendo così l'intera operazione scialba e prevedibile. L'assenza di sovrastrutture, che un Fassbinder ancora in scia godardiana vorrebbe far propria attraverso una messa in scena molto scarna, non riesce tuttavia a eludere dei condizionamenti ideologici palesi, pienamente condivisibili ma di sicuro troppo gravosi.