Fela Anikulapo Kati era un musicista africano ideatore di un genere, l'Afrobeat, capace di anticipare (sotto alcuni punti di vista) di circa quarant'anni il contemporaneo Hip Hop. La sua arte aveva anche forti ambizioni politiche nel tentativo di contrastare l'opprimente dittatura nigeriana. Dopo il sorprendente documentario su Julian Assange, We Steal Secrets: The Story of Wikileaks (2013), Alex Gibney torna in cabina di regia per costruire un film decisamente meno riuscito e significativo del precedente. Fela Kuti – Il potere della musica, infatti, è una pellicola ben poco stimolante, che si basa su un fatto sicuramente curioso e avvincente, ma che tuttavia non riesce ad affrontarlo con la giusta profondità. Forse ostacolato da una ricerca di materiale d'archivio poco efficace e consistente, il regista annaspa nel prolungare ingiustificatamente la durata della sua pellicola con l'uso di interviste piuttosto monotone. Lo spettatore viene continuamente disorientato a causa di una struttura narrativa per nulla precisa e lineare che continua ad alternare la storia del protagonista, la sua vicenda politica e la nascita del genere musicale. Inoltre, il film si avvale di artifici retorici banali e scontati che poco si adeguano all'estetica del cinema fattuale, solitamente neutrale e oggettivo per antonomasia. Incuriosendo lo spettatore solo nella particolare scelta di accostare il materiale di repertorio ad alcune sequenze girate nel teatro di Broadway dove era messo in scena un musical ispirato proprio alla storia del musicista, Fela Kuti – Il potere della musica risulta uno dei titoli più infelici della carriera del suo autore.