1941. Durante la Seconda guerra mondiale i componenti di un reggimento tedesco, comandato dal Maggiore Kaempffer (Gabriel Byrne), insidiatosi in una fortezza nei Carpazi vengono trucidati da una misteriosa creatura (Michael Carter). Kaempffer e l'ufficiale Klaus Woermann (Jurgen Prochnow) chiedono aiuto a un esperto di folklore locale, il dottor Cuza (Ian McKellen) e sua figlia Eva (Alberta Watson). Solo l'intervento dell'ambiguo Glaeken Trismegestus (Scott Glenn) porterà a una svolta decisiva delle indagini. Sospesa tra fantascienza e horror, l'opera più atipica della filmografia manniana è anche la più irrisolta. Il regista, infatti, si diverte a sperimentare visivamente ed è innegabile l'abilità con cui crea una intrigante atmosfera di soffuso orrore e inquietudine anche grazie alle barocche scenografie dal gusto espressionista e alla cupa fotografia di Alex Thomson. A convincere decisamente meno è uno script che commistiona elementi soprannaturali con istanze da cinema bellico in modo piuttosto approssimativo e confuso, senza sfruttare al meglio i potenziali spunti d'interesse (i nazisti che da carnefici diventano vittime di una forza malefica ben più spietata e irrazionale), accumulando personaggi tratteggiati in modo schematico e monodimensionale. Non sempre all'altezza gli effetti speciali (in modo particolare il mostro appare grossolanamente posticcio), mentre funziona piuttosto bene la magnetica colonna sonora dei Tangerine Dream. Grande cast internazionale, tuttavia sottoutilizzato. Ispirato all'omonimo romanzo di F. Paul Wilson.