Funny Games
Funny Games
2007
Paesi
Gran Bretagna, Usa, Francia, Austria
Genere
Drammatico
Durata
111 min.
Formato
Colore
Regista
Michael Haneke
Attori
Naomi Watts
Tim Roth
Michael Pitt
Brady Corbet
Devon Gearhart
Una famiglia tipo si appresta a trascorrere le vacanze nella casa di villeggiatura in riva al lago. La situazione di idillio familiare viene turbata da due giovani sconosciuti che riescono a entrare in casa presentandosi educati e molto formali. I due (Michael Pitt e Brady Corbet) gettano subito la maschera, e in seguito a una banale discussione aggrediscono violentemente e sistematicamente i membri della famiglia, in una escalation programmatica di sadismo gratuito. I due giovani propongono alla famiglia di partecipare a una scommessa, come quelle televisive, i cui termini sono quelli di vita o di morte nelle successive dodici ore. Il gioco ha così inizio. Versione americana dell'originale austriaco del 1997, il film segue la stessa trama del precedente. Quello che cambiano sono gli attori: a impersonare mamma e papà ci sono i divi americani Naomi Watts e Tim Roth, mentre i due ragazzi psicopatici hanno i volti ammalianti di Michael Pitt e Brady Corbet. Nonostante sia un mero esempio di riproduzione, quello che stupisce in Funny Games non è tanto l'effetto fotocopia dell'originale, bensì il suo repentino cambio di prospettive. Haneke, infatti, dopo un'opera tesa a destrutturare i meccanismi di conformismo che reggono la società borghese, passa a una pellicola la cui prerogativa è quella di scandagliare a fondo le dinamiche familiari. Risultato che riesce a ottenere attraverso impercettibili spostamenti narrativi e quasi invisibili incongruenze registiche, che gli permettono di operare ragionamenti complessi di impianto sociologico relativi al contesto sociale americano post-11 settembre: Haneke rifà se stesso, ma è proprio questo slittamento di contesto a dare un senso all'intera operazione. Ed è proprio per questo valore aggiunto che la versione americana di Funny Games, nonostante sia un remake shot-for-shot (inquadratura per inquadratura), riesce comunque a inquietare e colpire, soprattutto il grande pubblico che, attirato dai nomi degli attori e dalla promozione pubblicitaria che paragonava il film ad Arancia meccanica (1971) di Stanley Kubrick, si ritrovò davanti a un film spiazzante e inaspettato.
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