Gravity
Gravity
2013
Paesi
Usa, Gran Bretagna
Generi
Fantascienza, Thriller
Durata
91 min.
Formato
Colore
Regista
Alfonso Cuarón
Attori
Sandra Bullock
George Clooney
Ed Harris



La dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock) è un brillante ingegnere alla sua prima missione a bordo di uno shuttle ed è affiancata dall'astronauta Matt Kowalski (George Clooney), prossimo alla pensione. Un'improvvisa avaria porta alla distruzione dello shuttle, lasciando Ryan e Matt soli a vagare nello spazio, mentre le riserve di ossigeno sono prossime a terminare e le comunicazioni con la Terra sono invariabilmente interrotte.

Progetto tormentato che ha richiesto (tra rinvii, problemi di distribuzione, difficoltosa composizione del cast) quasi cinque anni di lavorazione, ma il risultato finale ha ripagato ampiamente l'attesa. Cuarón rilegge il genere fantascientifico combinandolo con gli stilemi del thriller e riesce a rendere avvincente e sempre tesissimo un racconto con due soli personaggi in scena, di cui uno sparisce a poco più di un terzo dall'inizio. Fedele alla sua impostazione stilistica virtuosistica ma mai gratuita e sempre narrativamente funzionale, Cuarón identifica il punto di vista della macchina da presa con quello di Ryan e le difficoltà cui va incontro la protagonista sono le stesse che deve affrontare la regia. In questo modo viene a crearsi una perfetta simbiosi tra personaggio e regista: la lotta per la sopravvivenza di Ryan coincide con la volontà di Cuarón di competere con i limiti della messa in scena tradizionale. Una duplice sfida alle rispettive mancanze: caratteriali in un caso, drammaturgiche nell'altro. Uno dei punti deboli del film è, infatti, una trama molto semplice e una sceneggiatura non sempre impeccabile (scritta dal regista con il figlio Jonàs), ma a compensare tali lacune ci pensano una costruzione visiva sbalorditiva e una gestione impeccabile del ritmo e della tensione che rendono i 90 minuti scarsi del film un'esperienza travolgente, ansiogena e al contempo entusiasmante. Splendida la fotografia di Emmanuel Lubezki e, per una volta, azzeccato l'uso del 3D che riesce a rendere la profondità dello spazio e a far percepire il disorientamento e il terrore di una caduta nel vuoto, verso una dimensione oscura e ignota. Il lunghissimo piano-sequenza iniziale è, in tal senso, a dir poco memorabile. La voce dalla base di Houston, in originale, è di Ed Harris. Film d'apertura della settantesima Mostra del Cinema di Venezia e straordinario successo di pubblico (quasi 800 milioni di dollari incassati a fronte di un budget di 100 milioni). Trionfo agli Oscar con sette statuette conquistate (regia, fotografia, montaggio, colonna sonora, effetti speciali, montaggio sonoro, missaggio sonoro) su dieci nomination ricevute.



Maximal Interjector
Browser non supportato.