Leon (Oliver Reed) è figlio di una donna sordomuta morta nel darlo alla luce e di mendicante impazzito che l'ha stuprata: cresciuto da Don Alfredo Corledo (Clifford Evans), è un ragazzo beneducato ma nelle notti di luna piena si trasforma in un mostro sanguinario. Dopo Dracula, Frankenstein e la mummia, la Hammer prosegue il “saccheggio” delle creature Universal con l'uomo lupo, interpretato nell'originale da Lon Chaney Jr. Spostando l'ambientazione in Spagna per mere ragioni di budget (c'era un set già disponibile per una produzione in costume abortita), Fisher trasforma la struggente vicenda di Leon, tratta dal romanzo di Guy Endore The Werewolf of Paris in un profondo dramma umano, non lesinando però sulle scene orrorifiche e truculente, tanto da attirarsi le ire della censura. Nel suo primo ruolo da protagonista, Oliver Reed è intenso e commovente, alle prese con una maledizione atroce che lo rende vittima incolpevole degli errori altrui e allo stesso tempo incarnazione del demoniaco, ma anche metafora sacrificale di cristologica memoria (nasce a Natale). Il parallelismo tra risveglio puberale degli istinti sessuali ed emersione del lato ferino di Leon è piuttosto esplicito e l'erotismo, talvolta morboso, con risvolti quasi necrofili, è largamente presente, rendendo L'implacabile condanna una torbida favola per adulti. Non privo di momenti di fiacca e piuttosto lento a carburare, è comunque uno dei risultati più interessanti sulla licantropia e, più in generale, una pellicola filosoficamente stimolante sui meccanismi che generano e regolano l'alternanza di bene e male.