In un paesino dell'Arizona, dei cowboys fanno sesso e, con la loro licenziosità, ravvivano l'atmosfera di un luogo piuttosto sperduto e bizzarro. Lonesome Cowboys è il tentativo di Andy Warhol di affrontare il terreno a lui del tutto alieno del cinema narrativo: il risultato è un totale aborto cinematografico. Il cinema di Warhol, infatti, fin quando si mantiene nell'alveo protettivo delle sue provocazioni contro le pose canonizzate e i meccanismi della macchina-cinema tradizionale, mantiene un briciolo d'interesse perlomeno storico, e si presta a essere contestualizzato e sviscerato nelle sue intenzioni e motivazioni. In casi come questo, però, la totale deriva di un situazionismo trascende perfino la dimensione del kitsch o del cattivo gusto dedito alla provocazione queer, per diventare vera e propria spazzatura. Inutili e mal gestiti anche i riferimenti al travestitismo e le unghiate al cattolicesimo. Prima collaborazione con Warhol di Joe Dallesandro, icona gay che prenderà parte a molti altri film dell'artista e ad altrettanti lavori diretti dal suo sodale braccio destro Paul Morrissey.