Virgil Oldman (Geoffrey Rush) è un restauratore d'opere d'arte nonché un richiestissimo banditore d'aste, completamente disinteressato ai legami affettivi e dedito unicamente agli affari. La sua vita cambierà quando Claire (Sylvia Hoeks) gli chiederà una valutazione di tutti i beni della sfarzosa villa ricevuta in eredità dai genitori recentemente scomparsi.
Dopo aver giocato in casa con Baarìa (2009), Giuseppe Tornatore tenta la carta dell'opera dal respiro internazionale presentando un'interessante riflessione su false apparenze e scherzi del cuore. Virgil è abilissimo nel riconoscere l'inganno nell'ambito professionale ma non in quello dei sentimenti, i quali (come spesso accade nel cinema del regista siculo) sono la forza motrice di tutto il film. Tornatore si affida a una narrazione tesa nel tentativo di costruire un elegante thriller di discreta tenuta stilistica, che però non ha nessuno scarto capace di portarlo fuori dalle secche di un'inamidata rappresentazione sospesa tra arte, amore e solitudine. Notevole la sequenza finale ma prima di arrivarci si cade in diversi momenti fiacchi e ridondanti. Girato a Trieste, Roma, Milano, Fidenza, Praga e Vienna. Bella prova di Geoffrey Rush che riesce a rendere sullo schermo le numerose sfaccettature di un personaggio complesso. Confezione efficace (fotografia di Fabio Zamarion, musiche di Ennio Morricone, costumi di Maurizio Millenotti). 5 David di Donatello (film, regia, scenografia, costumi, colonna sonora) e 6 Nastri d'argento (produttore, regista del miglior film, colonna sonora, scenografia, costumi, montaggio).