«Bisognerebbe poter mostrare i quadri che sono sotto i quadri»: parola di Pablo Picasso e il regista Henri-Georges Clouzot cerca di assecondare la richiesta del pittore. Davanti alla macchina da presa Picasso disegna una quindicina di opere, ripreso da Clouzot e dal suo operatore Claude Renoir, lavorando negli studi della Victoriene di Nizza. Documentario decisamente originale in cui Clouzot decide di non affrontare il mito Picasso in maniera tradizionale, lasciando parlare le opere dell'artista che prendono gradualmente forma sul grande schermo. Il regista, in questo modo, mette in relazione cinema e pittura, riflettendo su limiti e potenzialità della rappresentazione artistica, declinando in modo sorprendente e spiazzante i rapporti tra quadro pittorico e inquadratura. I risultati del lavoro di Picasso diventano dunque espressione dell'estro, della passione e della genialità del pittore che dà vita a opere che si modificano in divenire, disattendono le attese e la curiosità dello spettatore/fruitore in un processo costante di riformulazione, di cambiamento e di evoluzione. L'intelligenza di Clouzot e l'importanza di questo suo lavoro risiedono nella scelta di non intervistare Picasso o raccontarne la storia o illustrarne aneddoti più o meno conosciuti: il mistero Picasso si svela davanti agli occhi di chi osserva una tela bianca “sporcata” da disegni che nascondono sempre significati reconditi e sfide alla fantasia e all'immaginazione. Così l'artista disegna inizialmente una pianta che poi diventa un pesce, poi un gallo e infine un diavolo: le possibilità della rappresentazione sono molteplici e i limiti della creatività semplicemente non esistono sembrano volerci dire il regista e il suo protagonista “invisibile” (Picasso, infatti, si vede in scena solo per brevi momenti). Premio speciale della giuria al Festival di Cannes.