Napoli velata
2017
Paese
Italia
Genere
Thriller
Durata
113 min.
Formato
Colore
Regista
Ferzan Özpetek
Attori
Giovanna Mezzogiorno
Alessandro Borghi
Anna Bonaiuto
Peppe Barra
Biagio Forestieri
Lina Sastri
Isabella Ferrari
Luisa Ranieri
Maria Pia Calzone
Loredana Cannata
Carmine Recano
Angela Pagano
Una sera a una festa Adriana (Giovanna Mezzogiorno) incrocia lo sguardo di Andrea (Alessandro Borghi), che la trascina in una rovente notte di passione. I due si danno appuntamento anche il giorno dopo, ma qualcosa non va come previsto e per Adriana sarà l’inizio di una spirale travolgente che cambierà tutta la sua vita.
Dopo il mogio ritorno in patria dal sapore autobiografico di Rosso Istanbul (2017), il regista italo-turco Ferzan Ozpetek torna a esplorare i temi a lui cari della sensualità e del mistero femminile e lo fa a partire dalla cornice della città di Napoli, un fondale che il regista prova a caricare di senso attraverso interni fortemente caratterizzati e sinuose incursioni tra musei, dettagli sfarzosi ed elementi architettonici. Lo scenario partenopeo è senz’altro fascinoso e interessante nelle premesse, ma è il film a non stare in piedi e a presentarsi fin da subito come uno sterile guilty pleasure all’insegna dell’erotismo. Ozpetek si cimenta con la suggestione del motivo della scala, motivo estetico e formale ricorrente in Hitchcock come nei suoi emuli, con il De Palma di Passion (2012) e con il giallo all’italiana, ma frulla in un unico calderone troppi stimoli diversi e il risultato è un’indigestione mal calibrata di elementi thriller e mystery amalgamati alla meno peggio. Il regista a tratti sembra giocare anche con l’esoterismo di Napoli, con la numerologia e la superstizione, ma questo approccio rabdomantico si rivela ancor più farraginoso e controproducente e annega letteralmente in una seconda parte che non sta in piedi in quanto a equilibrio, scrittura e verosimiglianza, smarrendosi malamente nelle derive della peggior telenovela. Il velo del titolo ricorre in alcune scelte visive di Ozpetek che sono anche la cosa migliore del film, mentre è meglio stendere il più classico e magnanimo dei veli sull’affastellarsi di colpi di scena. Scena di sesso bollente in apertura tra Alessandro Borghi e Giovanna Mezzogiorno, funzionale alla storia e girata con una spudoratezza degna di una sequenza del cinema di Abdellatif Kechiche: va riconosciuto che si tratta di un vero e proprio unicum, per coraggio e per sguardo, nel cinema italiano contemporaneo. Ricco cast di comprimari e musiche di Pasquale Catalano, con Arisa che interpreta il brano Vasame.
Dopo il mogio ritorno in patria dal sapore autobiografico di Rosso Istanbul (2017), il regista italo-turco Ferzan Ozpetek torna a esplorare i temi a lui cari della sensualità e del mistero femminile e lo fa a partire dalla cornice della città di Napoli, un fondale che il regista prova a caricare di senso attraverso interni fortemente caratterizzati e sinuose incursioni tra musei, dettagli sfarzosi ed elementi architettonici. Lo scenario partenopeo è senz’altro fascinoso e interessante nelle premesse, ma è il film a non stare in piedi e a presentarsi fin da subito come uno sterile guilty pleasure all’insegna dell’erotismo. Ozpetek si cimenta con la suggestione del motivo della scala, motivo estetico e formale ricorrente in Hitchcock come nei suoi emuli, con il De Palma di Passion (2012) e con il giallo all’italiana, ma frulla in un unico calderone troppi stimoli diversi e il risultato è un’indigestione mal calibrata di elementi thriller e mystery amalgamati alla meno peggio. Il regista a tratti sembra giocare anche con l’esoterismo di Napoli, con la numerologia e la superstizione, ma questo approccio rabdomantico si rivela ancor più farraginoso e controproducente e annega letteralmente in una seconda parte che non sta in piedi in quanto a equilibrio, scrittura e verosimiglianza, smarrendosi malamente nelle derive della peggior telenovela. Il velo del titolo ricorre in alcune scelte visive di Ozpetek che sono anche la cosa migliore del film, mentre è meglio stendere il più classico e magnanimo dei veli sull’affastellarsi di colpi di scena. Scena di sesso bollente in apertura tra Alessandro Borghi e Giovanna Mezzogiorno, funzionale alla storia e girata con una spudoratezza degna di una sequenza del cinema di Abdellatif Kechiche: va riconosciuto che si tratta di un vero e proprio unicum, per coraggio e per sguardo, nel cinema italiano contemporaneo. Ricco cast di comprimari e musiche di Pasquale Catalano, con Arisa che interpreta il brano Vasame.
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