George (Montgomery Clift) è un giovane di modeste condizioni che vuole intraprendere una scalata sociale: l'occasione si presenta quando conosce una bella e ricca ereditiera (Elizabeth Taylor). A ostacolare il suo piano, però, c'è la sua povera fidanzata (Shelley Winters) che porta in grembo un bimbo da lui concepito.

Presentato in concorso al quarto Festival di Cannes e rifacimento del film di Joseph von Sternberg Una tragedia americana (1931), Un posto al sole è l'ennesima dimostrazione della bravura di Stevens nella direzione attoriale del suo cast. Gli interpreti sono tutti eccezionali ma la Winters, in particolare, sembra possedere una marcia in più ed è perfetta nel ruolo della vittima. Se gli attori sono il fiore all'occhiello dell'operazione, non si può dire lo stesso di un ritmo spesso altalenante e di alcuni passaggi resi un po' superficialmente: il regista non approfondisce più del dovuto le questioni morali che il soggetto spontaneamente solleva e spreca alcuni dei tanti, notevoli, spunti di partenza. La caratterizzazione dei personaggi, però, è di grande spessore e riesce a nascondere buona parte dei limiti dell'operazione. Nominato a ben nove premi Oscar, riuscì a vincerne sei, tra cui quelli per la miglior regia, sceneggiatura e montaggio.