A metà Ottocento, a San Francisco, un quartiere decisamente malfamato è gestito da una banda criminale che esercita la sua influenza sugli abitanti. Una giornalista coraggiosa e intraprendente (Margaret Lindsay) prende a cuore la questione e organizza una rassegna stampa contro la malavita: i cittadini le danno corda e insorgono, riuscendo a catturare diversi criminali. Quando però anche il giovane Bat (James Cagney), di cui la giornalista è innamorata, viene arrestato, la situazione si complica notevolmente. Dopo aver sbalordito e convinto il grande pubblico con il musical Quarantaduesima strada (1933), Lloyd Bacon dirige un film dalle tinte decisamente più cupe e drammatiche, lontano dai fasti gioiosi e spensierati della sua opera precedente. La riva dei bruti strizza l'occhio ai gangster movie: tenebroso, violento e ricco di spunti cari al genere (la linea sottile tra bene e male, l'audacia e l'intraprendenza di una donna all'interno di una società maschilista). Purtroppo però il regista sembra non riuscire a gestire simultaneamente il cospicuo materiale a sua disposizione, portando avanti in maniera discontinua e forzata tutte le tematiche sollevate e ponendo in secondo piano le emozioni, che faticano a trapelare nascoste dietro il dispiegarsi della storia narrata. La vicenda procede tra alti e bassi (molto discutibili le svolte narrative che conducono verso un finale annunciato e poco armonizzato) e nell'insieme è proprio il pathos il grande assente. La riva dei bruti segna la terza collaborazione per la coppia di attori formata da Margaret Lindsay e James Cagney (i primi due titoli furono Lady Killer del 1933 e La pattuglia dei senza paura del 1935).