Un sapore di ruggine e ossa
De rouille et d'os
2012
Paesi
Francia, Belgio
Generi
Drammatico, Sentimentale
Durata
120 min.
Formato
Colore
Regista
Jacques Audiard
Attori
Marion Cotillard
Matthias Schoenaerts
Armand Verdure
Céline Sallette
Corinne Masiero
Bouli Lanners
Nella Francia meridionale, Stephanie (Marion Cotillard), un'addestratrice di orche, finisce su una sedia a rotelle a seguito di un fatale e drammatico incidente avvenuto durante uno show con gli animali marini. Alain (Matthias Schoenaerts) ha invece un figlio piccolo a carico e si dedica ad attività poco lecite. Le loro due solitudini si incontreranno, accomunate dalla comune tensione verso la tragedia.
Quello di Audiard è un film attraversato, come sempre accade nella poetica dell'autore transalpino, da una radicale e magnetica attrazione verso i corpi, che da essi si lascia ammaliare e sedurre ma anche respingere, instaurando una polarità tra istanza di vita e pulsione di morte che è il maggior motivo di fascino dell'opera e anche la ragione della sua strana sospensione tra abbandono e speranza. È la regia di Audiard, ancora una volta, a esprimersi attraverso un linguaggio e scelte formali fortemente marcati, lavorando sulle incertezze e sulle sfocature, sul non detto e su ciò che, nella esperienza di vita dei protagonisti, è tanto minaccioso e implacabile. Un melodramma sulla menomazione fisica raggelato e di grande fascino, claudicante e agonizzante come il destino dei suoi magnetici interpreti, una love story coraggiosa ma anche troppo costruita a tavolino, accompagnata da una narrazione spesso involuta. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
Quello di Audiard è un film attraversato, come sempre accade nella poetica dell'autore transalpino, da una radicale e magnetica attrazione verso i corpi, che da essi si lascia ammaliare e sedurre ma anche respingere, instaurando una polarità tra istanza di vita e pulsione di morte che è il maggior motivo di fascino dell'opera e anche la ragione della sua strana sospensione tra abbandono e speranza. È la regia di Audiard, ancora una volta, a esprimersi attraverso un linguaggio e scelte formali fortemente marcati, lavorando sulle incertezze e sulle sfocature, sul non detto e su ciò che, nella esperienza di vita dei protagonisti, è tanto minaccioso e implacabile. Un melodramma sulla menomazione fisica raggelato e di grande fascino, claudicante e agonizzante come il destino dei suoi magnetici interpreti, una love story coraggiosa ma anche troppo costruita a tavolino, accompagnata da una narrazione spesso involuta. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
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