Graham Hess (Mel Gibson) è un reverendo protestante che ha abbandonato la professione in seguito alla morte della moglie in un incidente stradale. La sua fede verrà nuovamente messa a dura prova quando, sul campo di mais della tenuta in cui vive, compaiono strani simboli.
Buon successo commerciale, Signs conferma lo sguardo personale di Shyamalan, sempre attento a indagare il mistero e i suoi rivolti metafisici, ma si adagia su una narrazione incerta dai risvolti troppo mainstream e convenzionali. Il regista di origine indiana (Unbreakable – Il predestinato del 2000), pur conservando una suggestiva commistione tra intimismo e spettacolo, fatica a costruire una vicenda davvero accattivante: il banale riferimento ai cerchi nel grano e le apparizioni aliene fungono furbescamente da specchietto per le allodole, mentre il plot fantascientifico rimane un pretesto per sviluppare il retorico dramma familiare. Le calzanti musiche di James Newton Howard e la bella fotografia di Tak Fujimoto fanno da contraltare a una sceneggiatura (dello stesso Shyamalan) alquanto sciatta.