Finita la guerra del Golfo, un gruppo di quattro soldati guidati dal maggiore Archie Gates (George Clooney) trovano una mappa dei bunker dove è nascosto l'oro che Saddam Hussein avrebbe sottratto al Kuwait con l'intento di rubarlo. La missione però si complica con l'arrivo dell'esercito iracheno.
Dopo le commedie di inizio carriera, con Three Kings il regista David O. Russell cambia genere: ambientato durante le fine del conflitto del Golfo, più che un war-movie vero e proprio, potrebbe essere definito come una sorta di “dramma civile” non convenzionale. Le riflessioni sono ovvie e spaziano dall'inutilità di ogni conflitto all'orrore della guerra: temi che, seppur messi in scena con certa crudezza estetica nelle immagini, non brillano di certo per originalità. Sarebbe stato più interessante affrontare la presa di consapevolezza da parte dei protagonisti, prima intenti a rubare l'oro per interesse ed egoismo e poi diventare paladini contro le ingiustizie, ma Russell sbriga tutto troppo in fretta, chiude con un lieto fine inadeguato e punta spesso su un registro ironico che stona con quanto si vuole raccontare. All'epoca dell'uscita fece scalpore la notizia, successivamente smentita dal regista, che sarebbe stato utilizzato un vero cadavere per aumentare la verosimiglianza della rappresentazione della morte.