Toro
Telets
2001
Paese
Russia
Genere
Drammatico
Durata
104 min.
Formato
Colore
Regista
Alexandr Sokurov
Attori
Leonid Mozgovoj
Marija Kuznetsova
Natalia Nikulenko
Sergej Razhuk
Lev Eliseev
Nikolai Ustinov
Unione Sovietica, 1923. Il lento declino di Lenin (Leonid Mozgovoj), artefice di una rivoluzione ormai al tramonto e costretto alla quasi totale immobilità da una malattia debilitante. Tra ritualità giornaliere, sofferenza fisica e dolore per la perdita del suo ruolo politico, il leader assisterà impotente agli eventi della Storia. Dopo Moloch (1999), che analizzava la contraddittoria figura di Adolf Hitler, Aleksandr Sokurov continua la sua opera di destrutturazione del potere, cogliendone gli aspetti più corporei e decadenti nell'implacabile degenerazione del quotidiano; fulcro assoluto, in questo secondo capitolo, un'altra figura di rottura nel panorama novecentesco, Vladimir Lenin, bolscevico di ferro che fu iniziatore di un'utopica e apparente rinascita russa, ben presto sfociata nella dittatura stalinista. La sceneggiatura di Yuri Arabov si concentra non sul personaggio pubblico, bensì sull'uomo inerme, enfatizzandone le debolezze e l'infermità e attuando in tal modo una riflessione politica sulla Storia e sulle sue inevitabili derive. Forse meno incisivo rispetto all'antecedente e più destrutturato del successivo Il sole (2005), Toro riesce comunque a tratteggiare un pensiero non banale sui limiti e le contraddizioni del concetto stesso di autorità e a metaforizzare, attraverso il ritmo contemplativo (con una macchina da presa che compie lente carrellate, quasi avvolgendo ambienti e personaggi) e la fotografia cupa, pittorica e acquosa (curata dallo stesso regista), la vacuità di una nazione destinata allo sfacelo, nella lucente e fantasmatica luminescenza di un (non) colore. Grande lavoro sul sonoro (sussurri, sospiri e gemiti sofferenti di Lenin) e sequenze che non si dimenticano: impossibile non citare l'incontro con Stalin (interpretato da Sergej Razhuk), simbolo del passaggio al giogo della tirannia. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
Maximal Interjector
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