Un bel mattino
Un beau matin
2022
Paese
Francia
Genere
Sentimentale
Durata
112 min.
Formato
Colore
Regista
Mia Hansen-Løve
Attori
Léa Seydoux
Melvil Poupaud
Nicole Garcia
Pascal Greggory
Sandra (Léa Seydoux), una giovane madre che alleva la figlia da sola lavorando come interprete e traduttrice a Parigi, va spesso a trovare il padre malato, Georg (Pascal Greggory), professore di filosofia. Durante questi giorni emotivamente delicati, il suo cammino si incrocia con Clément (Melvil Poupaud), un amico di vecchia data che sta vivendo una crisi matrimoniale. Tra i due nascerà una forte passione.
Solamente a un anno di distanza dal precedente Sull’isola di Bergman (2021), la regista francese Mia Hansen-Løve torna dietro la macchina da presa per raccontare la storia di un’altra coppia in crisi esistenziale (?). Forte da un lato di una scrittura solida e appassionante, dall’altro di una competenza cinematografica capace di toccare le corde più intime con il giusto tatto, Un bel mattino restituisce la complessità dell’esistenza provando a indagare la fragilità di una donna comune che si trova in un limbo più unico che raro: fare i conti con la dipartita di un padre e al tempo stesso gestire l’arrivo di un nuovo compagno, che senza preavviso finisce col ravvivare ciò che Sandra temeva ormai perduto e sepolto dentro di sé, tanto sul piano fisico che su quello romantico. Léa Seydoux è bravissima nel restituire tutte le sfumature del caso senza risultare mai retorica o sopra le righe, e la sua recitazione dolce e misurata ben restituisce i travagli, le malcelate insoddisfazioni e il tentativo da parte della donna di mettere un argine al dolore e a una fase della sua vita particolarmente irrisolta e scivolosa. Sebbene la regista sposi uno stile perfettamente raccordato alla protagonista, sobrio e pudico anche nei momenti più carnali, il film alla lunga sembra un po’ accontentarsi senza voler rischiare, con un lavoro fin troppo reticente sulle emozioni, che non mancano ma tardano anche fin troppo a palesarsi e a lasciare il segno, finendo talvolta per scantonare nell’impalpabile. L’autrice continua in ogni caso a muoversi sui binari ai lei cari, rispolverando anche l’afflato tenue dei suoi esordi, ma data la natura del soggetto un po’ di carisma in più non avrebbe guastato. Complessivamente però l’operazione convince per il suo tiro leggero ma profondo, la spontaneità del racconto e la sincerità disarmante di alcuni passaggi che lasciano il segno. Presentato alla Quinzaine des réalisateurs del Festival di Cannes 2022.
Solamente a un anno di distanza dal precedente Sull’isola di Bergman (2021), la regista francese Mia Hansen-Løve torna dietro la macchina da presa per raccontare la storia di un’altra coppia in crisi esistenziale (?). Forte da un lato di una scrittura solida e appassionante, dall’altro di una competenza cinematografica capace di toccare le corde più intime con il giusto tatto, Un bel mattino restituisce la complessità dell’esistenza provando a indagare la fragilità di una donna comune che si trova in un limbo più unico che raro: fare i conti con la dipartita di un padre e al tempo stesso gestire l’arrivo di un nuovo compagno, che senza preavviso finisce col ravvivare ciò che Sandra temeva ormai perduto e sepolto dentro di sé, tanto sul piano fisico che su quello romantico. Léa Seydoux è bravissima nel restituire tutte le sfumature del caso senza risultare mai retorica o sopra le righe, e la sua recitazione dolce e misurata ben restituisce i travagli, le malcelate insoddisfazioni e il tentativo da parte della donna di mettere un argine al dolore e a una fase della sua vita particolarmente irrisolta e scivolosa. Sebbene la regista sposi uno stile perfettamente raccordato alla protagonista, sobrio e pudico anche nei momenti più carnali, il film alla lunga sembra un po’ accontentarsi senza voler rischiare, con un lavoro fin troppo reticente sulle emozioni, che non mancano ma tardano anche fin troppo a palesarsi e a lasciare il segno, finendo talvolta per scantonare nell’impalpabile. L’autrice continua in ogni caso a muoversi sui binari ai lei cari, rispolverando anche l’afflato tenue dei suoi esordi, ma data la natura del soggetto un po’ di carisma in più non avrebbe guastato. Complessivamente però l’operazione convince per il suo tiro leggero ma profondo, la spontaneità del racconto e la sincerità disarmante di alcuni passaggi che lasciano il segno. Presentato alla Quinzaine des réalisateurs del Festival di Cannes 2022.
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