Undine – Un amore per sempre
Undine
2020
Timvision
Paesi
Germania, Francia
Generi
Fantasy, Drammatico, Sentimentale
Durata
90 min.
Formato
Colore
Regista
Christian Petzold
Attori
Paula Beer
Franz Rogowski
Maryam Zaree
Jacob Matschenz
Undine (Paula Beer) è una studiosa di storia che lavora come guida in un museo di Berlino. Dopo essere stata lasciata dal fidanzato (Jacob Matschenz), conosce e instaura una relazione con un operaio sommozzatore (Franz Rogowski) conosciuto accidentalmente. L'unico scoglio da superare per i due sarà un passato ingombrante, ricco di misteri irrisolti.
A due anni di distanza dal notevolissimo La donna dello scrittore (2018), Christian Petzold prosegue il suo percorso cinematografico tornando a mescolare le coordinate spaziotemporali dei suoi racconti per provare a creare un labirinto di ricordi, luoghi e sensazioni in cui far smarrire lo sguardo dello spettatore prima ancora di quello dei protagonisti. A differenza dei suoi lavori più importanti, in Undine l'autore tedesco si confronta direttamente con la mitologia recuperando leggende antiche e personaggi ancestrali come la ninfa Ondina, appunto, celebre per attirare gli uomini con il suo fascino, per poi annegarli. La base del mito viene così trasportata nella Berlino odierna in un film che dà vita a un continuo gioco di specchi tra realtà e fantasia, suggestioni paranormali e istinti passionali, la futuristica architettura di una città e le sue antiche fondamenta, così come l'eterno rapporto tra l'istinto d'amore e quello omicida che da sempre guida le gesta più disperate degli esseri umani. Se il disegno complessivo incuriosisce non poco e la mano del regista si vede (soprattutto nelle sequenze più vivaci dove il film si appropria di un'eleganza invidiabile), Undine è però un progetto troppo disordinato e sconclusionato. I nodi non vengono tutti al pettine e l'eccessivo simbolismo prende il sopravvento su uno schema narrativo che, a lungo andare, risulta lacunoso e superficiale. La sensazione è quella di essersi trovati davanti un lavoro elegante ma irrisolto. Un’occasione in buona parte sprecata. Presentato in concorso al Festival di Berlino 2020, dove Paula Beer ha vinto l'Orso d'argento come miglior attrice.
A due anni di distanza dal notevolissimo La donna dello scrittore (2018), Christian Petzold prosegue il suo percorso cinematografico tornando a mescolare le coordinate spaziotemporali dei suoi racconti per provare a creare un labirinto di ricordi, luoghi e sensazioni in cui far smarrire lo sguardo dello spettatore prima ancora di quello dei protagonisti. A differenza dei suoi lavori più importanti, in Undine l'autore tedesco si confronta direttamente con la mitologia recuperando leggende antiche e personaggi ancestrali come la ninfa Ondina, appunto, celebre per attirare gli uomini con il suo fascino, per poi annegarli. La base del mito viene così trasportata nella Berlino odierna in un film che dà vita a un continuo gioco di specchi tra realtà e fantasia, suggestioni paranormali e istinti passionali, la futuristica architettura di una città e le sue antiche fondamenta, così come l'eterno rapporto tra l'istinto d'amore e quello omicida che da sempre guida le gesta più disperate degli esseri umani. Se il disegno complessivo incuriosisce non poco e la mano del regista si vede (soprattutto nelle sequenze più vivaci dove il film si appropria di un'eleganza invidiabile), Undine è però un progetto troppo disordinato e sconclusionato. I nodi non vengono tutti al pettine e l'eccessivo simbolismo prende il sopravvento su uno schema narrativo che, a lungo andare, risulta lacunoso e superficiale. La sensazione è quella di essersi trovati davanti un lavoro elegante ma irrisolto. Un’occasione in buona parte sprecata. Presentato in concorso al Festival di Berlino 2020, dove Paula Beer ha vinto l'Orso d'argento come miglior attrice.
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