Connie (Diane Lane), moglie annoiata del benestante Edward Sumner (Richard Gere), inizia una travolgente relazione con il fascinoso Paul Martel (Olivier Martinez). I sospetti del marito, seguiti dall'inevitabile conferma dell'adulterio, scateneranno la tragedia.
Insulso remake di Stéphane – Una moglie infedele, diretto da Claude Chabrol nel 1969. Adrian Lyne, anche produttore, cerca un parallelismo tra la degenerazione emozionale di una moglie tormentata e quella mentale di un marito geloso, parteggiando apparentemente per la prima ma scivolando in realtà nella retorica misogina. Facili simbologie (il vento impetuoso della sequenza iniziale, che dovrebbe metaforizzare l'inquietudine della protagonista), inutili virtuosismi stilistici (montaggio alternato, riprese mobili atte a veicolare i picchi drammatici, la macchina da presa alla ricerca un inesistente rigore visivo), dialoghi sconfortanti nella loro banalità («Per me non esistono errori, esistono le cose che fai e che non fai»). Il tutto coronato da una sceneggiatura (opera di Alvin Sargent e William Broyles Jr.) che guarda al thriller, senza suscitare alcun tipo di tensione. Erotismo ai minimi termini, anche se la bella Diane Lane (candidata a un Oscar e a un Golden Globe) riesce ad apparire quasi eccitante; improponibili Richard Gere e Olivier Martinez. Leziosa fotografia di Peter Biziou.