Lo zoo di Venere
A Zed & Two Noughts
1985
Paesi
Gran Bretagna, Olanda
Generi
Sperimentale, Drammatico
Durata
115 min.
Formato
Colore
Regista
Peter Greenaway
Attori
Brian Deacon
Eric Deacon
Andréa Ferréol
Frances Barber
Joss Ackland
Gemelli siamesi separati alla nascita, gli etologi Oswald e Oliver Deuce (Brian Deacon e Eric Deacon) si lasciano sedurre da Alba (Andréa Ferréol) e iniziano con lei un'esperienza autodistruttiva in nome dell'arte e della scienza. La donna, sopravvissuta allo strambo incidente stradale causato da un cigno scappato dallo zoo di Rotterdam in cui persero la vita le mogli di Oswald e Oliver, ma priva di una gamba, diventa un disturbato oggetto del desiderio per entrambi. L'aberrante ménage à trois sfocerà in un rituale di nascita e morte. Cerebrale, affascinante, scientifico, funereo, asettico, sperimentale. Il terzo lungometraggio di Peter Greenaway è una pellicola estrema che indaga con rigore enciclopedico l'ossessione del regista gallese per la simmetria, la duplicazione, i richiami ipertestuali, il mondo animale, il tempo che decompone e distrugge, gli intervalli finiti, la modernità (i neon), la ciclicità dell'evoluzione e la ripetitività del processo artistico (suggerito anche dalla musica), la morte. Attraverso un linguaggio che destruttura i codici del cinema classico, a partire dalla totale assenza di empatia per i personaggi, il rifiuto dello storytelling e l'annullamento del ruolo dell'attore, il film diventa un'opera d'arte concettuale, affastellata di simboli, rimandi mitologici e pittorici (Vermeer, i gelidi ritratti dei corpi nudi, le nature morte) e richiami all'organizzazione dello spazio in termini di idee matematiche. Perché, dopotutto, persino gli iconoclasti esistono solo in rapporto a ciò che distruggono. Una esperienza visiva faticosa ma unica, in cui lo spettatore è forzato ad assimilare le suggestioni visive e teoriche attraverso un processo mentale anti-surrealista che interseca cinema, teatro, scienza, fotografia e pittura. «Penso che i film, così come ogni lavoro artistico, dovrebbero essere fatti in modo da essere visibili all'infinito» (Peter Greenaway). Il titolo originale allude alla parola "zoo", ma anche ai nomi dei due protagonisti. Sublime nello studio prospettico e simmetrico dell'immagine, grazie anche all'eccellente lavoro di Sacha Vierny, storico direttore della fotografia di Alain Resnais qui alla sua prima collaborazione con Greenaway. Musiche di Michael Nyman.
Maximal Interjector
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