New York. Jimmy Doyle (Gene Hackman) e Buddy Russo (Roy Scheider), agenti della Squadra Narcotici, sono sulle tracce del trafficante Alain Charnier (Fernando Rey), francese dai modi aristocratici e dai metodi imprevedibili. Tra pedinamenti, inseguimenti e sparatorie, la caccia all'uomo diventerà sempre più serrata.
Robusto poliziesco liberamente ispirato al libro di Robin Moore e sceneggiato da Ernest Tidyman. William Friedkin, con uno stile secco e sporco, mette in scena l'ossessione di un uomo pronto a tutto pur di riuscire nel suo scopo, anche a oltrepassare i confini della legalità, spingendo il pedale sulla rappresentazione di quella violenza realista che è il fil rouge di tutta la sua filmografia. A emergere prepotenti sono lo squallore di una New York da incubo, dai sobborghi spenti e desolati, e un funzionale contrasto tra le abitudini altoborghesi di Fernando Rey e la triste quotidianità di Gene Hackman (esemplare la sequenza in cui Doyle osserva Charnier che pranza in un ristorante di lusso). Tecnicamente imperfetto (il ritmo incalzante e il parossismo delle immagini, marchi di fabbrica di Friedkin, sono ancora in germe), ma di grande impatto visivo, con almeno una sequenza memorabile: Doyle che cerca di raggiungere in macchina il treno su cui si è rifugiato un complice di Charnier (inseguimento i cui stilemi saranno ripresi e perfezionati in Vivere e morire a Los Angeles, 1985). Finale amarissimo. Cinque Oscar (miglior attore protagonista a Gene Hackman, film, regia, sceneggiatura non originale, montaggio), tre Golden Globe (attore, film, regia) e due seguiti: Il braccio violento della legge n. 2 (1975) di John Frankenheimer e Il braccio violento della legge 3 (1986), film per la tv diretto da Peter Levin.