Periferia di Roma, anni '70. Giacinto Mazzatella (Nino Manfredi), emigrato pugliese, vive in una sudicia baraccopoli con la moglie e i numerosi figli. Per aver perso un occhio, l'uomo ha ottenuto un risarcimento di un milione di lire, che custodisce gelosamente, ma i parenti sono pronti a impossessarsene in ogni modo.
Dramma venato di grottesco diretto da Ettore Scola (anche sceneggiatore con Ruggero Maccari), che tinge la macchina da presa di rigido realismo e verismo, non rinunciando a una contaminazione caricaturale e deformante. Le immagini malsane e brulicanti, con primi piani atti a inquadrare la turpitudine fisica e morale dei protagonisti, denunciano la totale assenza di moralità di un'Italia dimenticata, divorata dalla sete di possesso e di consumo. Nulla viene risparmiato: mutilazioni, sesso, turpiloquio, violenze e degrado. Uno stile registico impietoso e scevro da ogni retorica o pietà nel tratteggiare la deriva della povertà. Intensa e memorabile l'interpretazione di Nino Manfredi, gretto antieroe chiuso nel suo cinico egoismo, e almeno una sequenza da antologia: il tentato omicidio ai danni di Giacinto, che viene spinto inconsapevolmente a mangiare un piatto di maccheroni conditi con veleno per topi. Un documento estremo e disturbante, forse un po' autocompiaciuto, ma che certo non si dimentica facilmente. Adriana Russo è Dora, Ennio Antonelli è l'oste. Sergio Citti ha collaborato ai dialoghi; calzanti le musiche di Armando Trovajoli. Premio per la miglior regia alla 29ª edizione del Festival di Cannes.