Il leggendario Chelsea Hotel di New York è il punto di vista privilegiato per osservare, attraverso interviste, immagini di repertorio e ricostruzioni fiction, i cambiamenti in atto nella città e nel modo in cui essa si rapporta agli artisti che la frequentano. Si può osservare dalla prospettiva dell'albergo il crollo delle Twin Towers e immaginare le ultime ore di Nancy Spungen (Bijou Phillips), fidanzata del cantante dei Sex Pistols Sid Vicious (Jamie Burke), che morì dissanguata in una delle stanze. Attraverso il racconto dei residenti di lunga permanenza, così come di ospiti “di passaggio” (ad esempio Ethan Hawke), conosciamo le contraddizioni della proprietà che celebra i bei tempi che furono ma mette sulla strada chi non può pagare l'affitto. Giocato sulla linea di confine che separa il cinema dal reportage, Chelsea on the Rocks finisce per non convincere su entrambi i fronti, probabilmente per la mancanza di idee chiare. Gli aneddoti sulla storia del Chlesea Hotel, ritrovo di cantanti, pittori, scrittori e varia umanità artistoide per decenni, sono talvolta interessanti, ma mai illuminanti e non superano la dimensione del bozzetto. A essere davvero scadente è la parentesi su Sid e Nancy, raccontata in maniera piatta e svogliata, nonché trasudante maledettismo d'accatto. Resta il ritratto forse irripetibile (condotto da un Ferrara vero e proprio “attore” che si interroga e scherza con gli intervistati), di un mondo che giunge al termine, soffocato dai tempi che cambiano. Il passato è nebuloso (non mancano ricordi contraddittori), il futuro incerto e non immune dalla paura del terrorismo, il presente sono i conti da pagare e la mediocrità degli artisti. Il che, a volerla vedere come autocritica del lavoro di regista, non sarebbe del tutto da disprezzare.