Cría cuervos
Cría cuervos
1976
Paese
Spagna
Genere
Drammatico
Durata
110 min.
Formato
Colore
Regista
Carlos Saura
Attori
Mónica Randall
Geraldine Chaplin
Florinda Chico
Hector Alterio
Germán Cobos
Mirta Miller
Ana Torrent
Conchita Pérez
Josefina Díaz
In un contesto familiare problematico, con l'adorata mamma (Geraldine Chaplin) morta, la piccola Ana (Ana Torrent) si autoconvince di avere ucciso il padre (Héctor Alterio), vivendo il fatto con inquietudine e con falsa consapevolezza, tra allucinazioni e ricordi che sconfinano nel presente.
Con questo notevole e inquietante dramma visionario, dalle molteplici chiavi di lettura, sull'infanzia e i suoi tormenti, lo spagnolo Carlos Saura raccoglie l'eredità di Luis Buñuel, realizzando una delle sue opere migliori. Rispetto all'autore de Il fascino discreto della borghesia (1972), il surrealismo di Saura è più concreto e molto meno sarcastico, ma altrettanto graffiante: il film, una storia di fantasmi in cui il ricordo e la deformazione del passato si mescolano continuamente al presente (motivando così le interferenze del surrealismo sulla concretezza realista di fondo), non incide solo per come racconta la deriva interiore della bambina protagonista, ma anche come più vasta metafora sulla società spagnola. Lettura legittimata dalla panoramica su Madrid, con cui il film si chiude, e dai ricorrenti campi lunghissimi che “osservano” dall'esterno, più che per i continui riferimenti ai sotterfugi e alle meschinità dei personaggi adulti (e giustificata anche dal titolo, derivato dal detto spagnolo “Alleva corvi e ti beccheranno gli occhi”). La tensione è alta e costante e lo spettatore viene presto catapultato negli incubi e nella interiorità della piccola. Il merito è della notevole solidità registica (l'uso delle soggettive) e di una narrazione compatta che fila liscia come l'olio, con ben pochi punti morti (gli inserti della protagonista adulta che ricorda l'infanzia, non particolarmente indispensabili). Straordinaria Ana Torrent. Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes.
Con questo notevole e inquietante dramma visionario, dalle molteplici chiavi di lettura, sull'infanzia e i suoi tormenti, lo spagnolo Carlos Saura raccoglie l'eredità di Luis Buñuel, realizzando una delle sue opere migliori. Rispetto all'autore de Il fascino discreto della borghesia (1972), il surrealismo di Saura è più concreto e molto meno sarcastico, ma altrettanto graffiante: il film, una storia di fantasmi in cui il ricordo e la deformazione del passato si mescolano continuamente al presente (motivando così le interferenze del surrealismo sulla concretezza realista di fondo), non incide solo per come racconta la deriva interiore della bambina protagonista, ma anche come più vasta metafora sulla società spagnola. Lettura legittimata dalla panoramica su Madrid, con cui il film si chiude, e dai ricorrenti campi lunghissimi che “osservano” dall'esterno, più che per i continui riferimenti ai sotterfugi e alle meschinità dei personaggi adulti (e giustificata anche dal titolo, derivato dal detto spagnolo “Alleva corvi e ti beccheranno gli occhi”). La tensione è alta e costante e lo spettatore viene presto catapultato negli incubi e nella interiorità della piccola. Il merito è della notevole solidità registica (l'uso delle soggettive) e di una narrazione compatta che fila liscia come l'olio, con ben pochi punti morti (gli inserti della protagonista adulta che ricorda l'infanzia, non particolarmente indispensabili). Straordinaria Ana Torrent. Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes.
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