Cresciuta in collegio, Jane Eyre (Charlotte Gainsbourg) trova un impiego come istitutrice presso la casa di Edward Rochester (William Hurt), un uomo misterioso quanto la dimora di cui è padrone, dove si verificano strani accadimenti. La ragazza si innamora del datore di lavoro, ma nelle segrete del castello si aggira la moglie pazza (Maria Schneider) dell'uomo.

Compita, accademica trasposizione del capolavoro di Charlotte Brontë pubblicato nel 1847, diretta col consueto garbo da Zeffirelli che preferisce esplorare i campi d'indagine del romanzo con lo stile che più gli aggrada. Se si fosse esposto a qualche ardimento in più, forse, ne avrebbe tratto un'opera robusta e importante: invece si limita a “fare Zeffirelli”, con bellissime panoramiche, direzione di attori di talento e in parte (Gainsbourg sembra nata per il ruolo, mentre Hurt gigioneggia con grazia), formalismo rassicurante ma ai limiti del logorio. Peccato, perché tra le tante versioni del romanzo questa è quella che presentava gli elementi più interessanti, fiaccati però dalla pigrizia del regista – che non è di certo uno sprovveduto, ma che non ha mai brillato per troppa intraprendenza. Nel cast appare, nel ruolo della giovane Jane, Anna Paquin, premiata con l'Oscar a soli undici anni per Lezioni di piano (1993) di Jane Campion.