Il racconto della vita del celeberrimo musicista Johann Sebastian Bach (Gustav Leonhardt) ambientato nel 1720 e visto dagli occhi di sua moglie Anna Magdalena (Christiane Lang), e filtrato attraverso i codici dell'immaginazione e della reinvenzione. I registi Jean-Marie Straub e Danièle Huillet hanno da sempre considerato il lavoro sulla musica uno dei fari tematici e formali della loro produzione artistica originalissima, "politica" e lontana da qualsivoglia compromesso con il gusto del grande pubblico. Questo curioso film girato dal punto di vista della compagna di vita di uno dei più grandi musicisti della storia dell'umanità non fa eccezione, iscrivendosi di gran carriera nella produzione più spiccatamente musicofila del duo. Lo stile di Straub-Huillet è già perfettamente a fuoco nella mente e nelle intenzioni degli autori, che ricorrono a riprese il più delle volte fisse finalizzate ad immortalare esibizioni o esecuzioni musicali. Su di esse si va a sovrapporre la voce narrante della donna protagonista, la cantante Anna Magdalena Wülken, che rivela allo spettatore il punto di vista di lei non solo in merito alla biografia dell'illustre marito, morto nel 1750, ma anche a proposito di un intero modo, ormai sepolto dallo scorrere del tempo ma non per questo meno interessante e vivo, di intendere lo studio delle note e l'abnegazione da dedicare ad esse: una trattazione che va di pari passo con la disamina della politica e della società del tempo e che in più di un punto appare però irrigidita e imbalsamata, troppo chiusa in se stessa per avvincere o anche solo per interessare, nonostante gli innegabili meriti celati sotto la superficie formale all'insegna del più esasperante radicalismo. Presentato in concorso al Festival di Berlino.